lunedì 8 ottobre 2007

SU ANNOZERO DARO' GIUDIZIO CON SANTORO IN VIGILANZA

Ho visto soltanto l'ultima parte'' della puntata di Annozero. Poiche' avro' Michele Santoro ospite della Vigilanza la prossima settimana mi riservo di formulare giudizi piu' sereni in quella sede. Santoro sara' infatti in audizione a San Macuto mercoledi' 10 ottobre, nell'ambito di un'indagine conoscitiva - che coinvolgera' anche Bruno Vespa, Giovanni Floris e un conduttore di Primo Piano del Tg3 - su criteri e metodologie dei programmi Rai che trasmettono tematiche politiche. Il giornalista ha il dovere di dare notizie, di fare informazione e non deve avere timori reverenziali verso nessuno. Quando pero' si trattano temi delicati, come il rapporto tra poteri, il rapporto tra magistrati e politica, e' opportuno garantire una trasmissione non solo equilibrata nel mix delle voci, ma anche in grado di consentire ai telespettatori, che pagano il canone, di potersi formare un convincimento quanto piu' aderente alla realta' dei fatti. La presenza di un pubblico, e non mi riferisco a quello in sala, con cartelli che esprimevano posizioni gia' prese, mi fa pensare piu' alla curva di uno stadio, dove chi va gia' sa per chi tifare perche' ha la sua squadra del cuore, piuttosto che a persone che vogliono saperne di piu'.

Rai:disappunto per lettera AgCom su primarie Pd

dal Velino del 28/09/2007
Lo scorso 21 settembre l'AgCom emana un atto d'indirizzo sull'informazione in materia di elezioni primarie per la scelta dei componenti dell'Assemblea costituente nazionale e del segretario nazionale del Partito democratico, indette per il giorno 14 ottobre 2007 che investe anche il servizio pubblico. E il presidente della Vigilanza Mario Landolfi oggi in una lettera indirizzata al presidente dell'AgCom CorradoCalabro' esprime "le rilevanti perplessita' ed il vivodisappunto". "La potesta' di rivolgere atti d'indirizzo allasocieta' concessionaria del servizio radiotelevisivo pubblico- scrive Landolfi - e' attribuita esclusivamente a questacommissione parlamentare, ai sensi degli articoli 1 e 4 dellalegge 14 aprile 1975, n. 103". Rigorosa la giurisprudenza richiamata da Landolfi sulle competenze della Vigilanza edell'AgCom. Fa riferimento all'articolo 50 del Testo unicodella radiotelevisione, approvato con decreto legislativo 31luglio 2005, n.117; alla Legge 22 febbraio 2000, n. 28 cheassegna autorita' in materia di emittenza pubblica allaVigilanza e di quella privata all'Agcom; e all'articolo 1,comma 6, lettera b, nn. 1 e 9, della legge 31 luglio 1997, n.249, e all'articolo 7 del gia' citato Testo unico dellaradiotelevisione riguardo al rispetto del pluralismo. Invirtu' di cio', "mi pare francamente difficile, SignorPresidente, - puntualizza Landolfi - che i relativi poteridell'Autorita', ed anche i meriti sinora acquisitidall'organo, possano dilatarsi sino a legittimarel'emanazione di un provvedimento che si dichiara 'diindirizzo' sin nella sua intitolazione; che non sembrarilevare manchevolezze o illeciti normativi ai quali porrerimedio, onde trarne una legittimazione all'intervento; che,infine, dichiarando di voler tutelare il pluralismo fariferimento esclusivo alle vicende di una sola forzapolitica, ed intenderebbe rivestire questa indicazionedell'autorita' propria degli atti di indirizzo".

giovedì 27 settembre 2007

RAI SUL POTERE DI REVOCA DEL CDA LA VIGILANZA RICCORRE A CONSULTA

La parola alla Corte Costituzionale. La commissione di Vigilanza decide all'unanimita' di elevare davanti alla Consulta un conflitto di attribuzioni nei confronti del ministero dell'Economia in merito ai poteri di revoca del cda Rai. Alla base della delibera, l'''incertezza del quadro normativo'', emersa in occasione della revoca del consigliere Angelo Maria Petroni da parte dell'azionista. Il si' unanime - anche se raggiunto sul filo di lana, con l'Ulivo contrario fino all'ultimo minuto - soddisfa in particolare il presidente della Vigilanza, Mario Landolfi, vero architetto dell'iniziativa. Tocchera' dunque ai giudici della Corte Costituzionale fare chiarezza sull'interpretazione della legge. Nel mirino della commissione, l'articolo 49 comma 8 del Testo Unico della radiotelevisione, in base alla quale il rappresentante dell'azionista vota in assemblea - nei casi di revoca o diazioni di responsabilita' nei confronti dei membri del cda -''in conformita' alla deliberazione'' della Vigilanza. Unadisposizione rimasta finora lettera morta, anche perche' rientrain quelle collegate alla privatizzazione della Rai, previstadalla legge Gasparri ma mai attuata. La Vigilanza - e in particolare Landolfi - ha tuttavia sempre rivendicato di aver voce in capitolo sul caso Petroni: una competenza che, ha sottolineato il relatore Rodolfo De Laurentiis (Udc) nel parere discusso oggi a San Macuto, trova fondamento nelle leggi vigenti e in almeno due sentenze della Consulta, che riconducono appunto al Parlamento e non al governo le attivita' di indirizzo e vigilanza sulla tv pubblica. La posizione sintetizzata nel documento di De Laurentiis ha subito trovato d'accordo, oltre agli esponenti della Cdl, anche le forze minori del centrosinistra, come Rosa nel Pugno, Udeur, Sd, il 'dissidente' Willer Bordon, mentre il Pdci annunciava l'astensione. Contrario invece il capogruppo dell'Ulivo Fabrizio Morri, convinto che non ci fossero ''elementi per sollevare il conflitto di attribuzione''. Dopo una breve pausa, pero', anche Ulivo e Comunisti italiani hanno votato a favore del solo dispositivo del testo, quello che contempla appunto il ricorso alla Consulta e da' mandato al presidente e all'ufficio di presidenza di rappresentare la commissione in giudizio e di compiere tutti gli atti necessari e tutelarne le ragioni. Ad esprimere i malesseri dell'Ulivo e' tuttavia il senatore Esterino Montino, che ha abbandonato l'Aula e definisce il voto ''un errore politico e sostanziale'', nonche' ''un vantaggio a Petroni'', che attende il giudizio del Tar sul suo ricorso contro la revoca. ''Montino non ha colto lo spirito della commissione che era quello di dare giusta interpretazione a una norma non chiara'', replica De Laurentiis. Ma se il Ds Giuseppe Giulietti e i Dl Renzo Lusetti e Giorgio Giorgio Merlo (Dl) sono convinti che il voto abbia messo a nudo ''l'inadeguatezza della legge Gasparri'', i rappresentanti di Forza Italia in commissione puntano il dito contro una ''Unione allo sbando''.

giovedì 13 settembre 2007

INCONTRO CON IL CAPO DELLO STATO

Rai: chiarimento tra Napolitano e Landolfi sul caso Petroni
da --IL VELINO SERA-- Roma, 12 SET - Tempo di chiarimenti stamaneintorno alle 11 al Quirinale tra il presidente dellaRepubblica, Giorgio Napolitano, e il presidente dellaVigilanza Rai, Mario Landolfi. Oggetto dell'incontro - duratouna trentina di minuti - le accese polemiche sul vertice diViale Mazzini, la sostituzione del consigliere Angelo MariaPetroni con Fabiano Fabiani e soprattutto il tentativo dellaCdl - fatto a piu' riprese - di chiamare in causa il Capodello Stato. "Il presidente della Repubblica che e' ilsupremo garante della Costituzione - aveva denunciatoLandolfi - ha a mio avviso margini per intervenire. Mipermetto di aggiungere una postilla che riguarda il Quirinalecome istituzione e non certo chi lo abita. A parti invertite- aveva precisato ancora - se cioe' fosse stato il governodi centrodestra a sostituire in questo modo un consigliere diamministrazione Rai, non so se il comportamento sarebbe statodello stesso tipo di quello manifestato in questa occasione".Parole che non hanno certo lasciato indifferente Napolitanoche in questi giorni ha ribadito con forza le proprieprerogative istituzionali: "Rappresentare l'unita' nazionale,affermare e salvaguardare i valori costituzionali" e starfuori dalle polemiche politiche per "parlare sempre a nome itutti e non di una parte contro l'altra". L'incontro distamane - a quanto si apprende - e' stato voluto proprio dalColle per fugare ogni dubbio sulla linea bipartisan tenuta inqueste ore. Napolitano ha inoltre chiesto e ottenuto daLandolfi una dettagliata documentazione sul caso Petroni e sisarebbe dimostrato parecchio sensibile agli aspettigiuridico-costituzionali della vicenda sulla quale da tempoaleggia il rischio di un conflitto di attribuzioni tra leistituzioni. Landolfi avrebbe inoltre confermato a Napolitanoil proprio rammarico per l'intervento del governo che hamodificato gli equilibri all'interno del cda della tv diStato con una procedura senza precedenti. Un incontrodisteso, dai toni pacati e che, a quanto aprende il VELINO,avrebbe riportato il sereno tra il Quirinale e San Macuto.(Gianluca Vacchio)

martedì 11 settembre 2007

RAI:IL PRESIDENTE NAPOLITANO NON PUO' CHIAMARSI FUORI

Poco convincente, con tutto il rispetto dovuto al Presidente della Repubblica, l' intervento del Capo dello Stato sulla nomina di Fabiani in cda Rai e la revoca di Angelo Maria Petroni.
Quello che e' accaduto cioe' il fatto che il governo abbia sotituito senza alcuna motivazione apprezzabile un consigliere di amministrazione della Rai al fine di precostituirsi una maggioranza in seno al Cda e' un fatto di una gravita' inaudita.
La Rai e' un'azienda in parte regolata dal codice civile e in parte da legislazione speciale, perche' produce cultura, informazione e non bulloni. Quello che e' accaduto ieri rappresenta un precedente pericolosissimo che cancella trent'anni di legislazione nazionale, trent'anni di giurisprudenza costituzionale che costantemente hanno ricondotto la Rai sotto la sfera di competenza del Parlamento e mai del governo.
Quindi il Presidente della Repubblica che e' il supremo garante della Costituzione ha a mio avviso margini per intervenire. Mi permetto di aggiungere una postilla che riguarda il Quirinale come istituzione e non certo chi lo abita. A parti invertite, se cioe' fosse stato il governo di centro-destra a sostituire in questo modo un consigliere di amministrazione Rai, non so se il comportamento sarebbe stato dello stesso tipo di quello manifestato in questa occasione.
Per questo motivo, sicuramente portera' in ufficio di presidenza, l'ipotesi di chiedere al Capo dello stato che sia ricevuta la commissione di Vigilanza. Sicuramente ci sara' una parte della sinistra che avra' un atteggiamento di ostruzione verso questa iniziativa.
Pero' il fatto resta in tutta la sua inaudita gravita.

RAI:IL PRESIDENTE NAPOLITANO NON PUO' CHIAMARSI FUORI

Poco convincente, con tutto il rispetto dovuto al Presidente della Repubblica, l' intervento del Capo dello Stato sulla nomina di Fabiani in cda Rai e la revoca di Angelo Maria Petroni.
Quello che e' accaduto cioe' il fatto che il governo abbia sotituito senza alcuna motivazione apprezzabile un consigliere di amministrazione della Rai al fine di precostituirsi una maggioranza in seno al Cda e' un fatto di una gravita' inaudita.
La Rai e' un'azienda in parte regolata dal codice civile e in parte da legislazione speciale, perche' produce cultura, informazione e non bulloni. Quello che e' accaduto ieri rappresenta un precedente pericolosissimo che cancella trent'anni di legislazione nazionale, trent'anni di giurisprudenza costituzionale che costantemente hanno ricondotto la Rai sotto la sfera di competenza del Parlamento e mai del governo.
Quindi il Presidente della Repubblica che e' il supremo garante della Costituzione ha a mio avviso margini per intervenire. Mi permetto di aggiungere una postilla che riguarda il Quirinale come istituzione e non certo chi lo abita. A parti invertite, se cioe' fosse stato il governo di centro-destra a sostituire in questo modo un consigliere di amministrazione Rai, non so se il comportamento sarebbe stato dello stesso tipo di quello manifestato in questa occasione. Sicuramente porteremo in ufficio di presidenza, l'ipotesi di chiedere al Capo dello stato che sia ricevuta la commissione di Vigilanza. Sicuramente ci sara' una parte della sinistra che avra' un atteggiamento di ostruzione verso questa iniziativa.
Pero' il fatto resta in tutta la sua inaudita gravita.

mercoledì 5 settembre 2007

RAI: Padoa Schioppa non pensi di farsi beffa del parlamento

La richiesta del ministro dell' Economia Tommaso Padoa-Schioppa di posticipare la sua audizione in Commissione di Vigilanza a dopo il 10 settembre, quando si sara' svolta l'assemblea per la revoca del consigliere Angelo Maria Petroni e' quasi una presa in giro ed e' lesiva della Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai.
Ieri sera il ministro ha impropriamente manifestato la sua intenzione di non partecipare all'audizione di oggi, ma di poter venire soltanto dopo il 10 settembre. Quella del ministro e' un'audizione determinante proprio perche' vogliamo capire le motivazioni dell'assemblea e come muoverci di conseguenza per non andare alla cieca. Pertanto il no del ministro all' audizione dimostra la mancata volonta' di venire in parlamento, mentre la convocazione della Vigilanza vale di piu' degli impegni del governo e in questo caso, ai sensi della Costituzione, il Parlamento prevale sul governo. Non ho mai avuto in questi giorni la possibilità di parlare con il ministro che pero' non puo' considerare una convocazione del Parlamento come una riunione del proprio staff. La convocazione decisa dall'ufficio di presidenza e' stata diramata in modo ufficiale il 22 agosto, e al capo di gabinetto del ministro che aveva contattato gli uffici della Commissione per dire che Padoa-Schioppa non era disponibile prima del 10 settembre era stato risposto che non era possibile andare oltre quella data perche' a quel punto l'audizione sarebbe stata inutile. L'ufficio della Vigilanza ha risposto al ministero che poteva scegliere un'altra data ma tra il 4, il 5 o il 6 settembre ovvero in un lasso di tempo utile perche' la Vigilanza potesse esprimersi prima dell'assemblea dei soci Rai. Queste sono le cose che sono state fatte.