giovedì 27 settembre 2007

RAI SUL POTERE DI REVOCA DEL CDA LA VIGILANZA RICCORRE A CONSULTA

La parola alla Corte Costituzionale. La commissione di Vigilanza decide all'unanimita' di elevare davanti alla Consulta un conflitto di attribuzioni nei confronti del ministero dell'Economia in merito ai poteri di revoca del cda Rai. Alla base della delibera, l'''incertezza del quadro normativo'', emersa in occasione della revoca del consigliere Angelo Maria Petroni da parte dell'azionista. Il si' unanime - anche se raggiunto sul filo di lana, con l'Ulivo contrario fino all'ultimo minuto - soddisfa in particolare il presidente della Vigilanza, Mario Landolfi, vero architetto dell'iniziativa. Tocchera' dunque ai giudici della Corte Costituzionale fare chiarezza sull'interpretazione della legge. Nel mirino della commissione, l'articolo 49 comma 8 del Testo Unico della radiotelevisione, in base alla quale il rappresentante dell'azionista vota in assemblea - nei casi di revoca o diazioni di responsabilita' nei confronti dei membri del cda -''in conformita' alla deliberazione'' della Vigilanza. Unadisposizione rimasta finora lettera morta, anche perche' rientrain quelle collegate alla privatizzazione della Rai, previstadalla legge Gasparri ma mai attuata. La Vigilanza - e in particolare Landolfi - ha tuttavia sempre rivendicato di aver voce in capitolo sul caso Petroni: una competenza che, ha sottolineato il relatore Rodolfo De Laurentiis (Udc) nel parere discusso oggi a San Macuto, trova fondamento nelle leggi vigenti e in almeno due sentenze della Consulta, che riconducono appunto al Parlamento e non al governo le attivita' di indirizzo e vigilanza sulla tv pubblica. La posizione sintetizzata nel documento di De Laurentiis ha subito trovato d'accordo, oltre agli esponenti della Cdl, anche le forze minori del centrosinistra, come Rosa nel Pugno, Udeur, Sd, il 'dissidente' Willer Bordon, mentre il Pdci annunciava l'astensione. Contrario invece il capogruppo dell'Ulivo Fabrizio Morri, convinto che non ci fossero ''elementi per sollevare il conflitto di attribuzione''. Dopo una breve pausa, pero', anche Ulivo e Comunisti italiani hanno votato a favore del solo dispositivo del testo, quello che contempla appunto il ricorso alla Consulta e da' mandato al presidente e all'ufficio di presidenza di rappresentare la commissione in giudizio e di compiere tutti gli atti necessari e tutelarne le ragioni. Ad esprimere i malesseri dell'Ulivo e' tuttavia il senatore Esterino Montino, che ha abbandonato l'Aula e definisce il voto ''un errore politico e sostanziale'', nonche' ''un vantaggio a Petroni'', che attende il giudizio del Tar sul suo ricorso contro la revoca. ''Montino non ha colto lo spirito della commissione che era quello di dare giusta interpretazione a una norma non chiara'', replica De Laurentiis. Ma se il Ds Giuseppe Giulietti e i Dl Renzo Lusetti e Giorgio Giorgio Merlo (Dl) sono convinti che il voto abbia messo a nudo ''l'inadeguatezza della legge Gasparri'', i rappresentanti di Forza Italia in commissione puntano il dito contro una ''Unione allo sbando''.